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Vernazza, la mia preferita

Testo e immagine: Roberta Isceri

Vernazza è la mia preferita. Tutte e cinque sono splendide, ognuna per delle peculiarità che non si ripetono. Ma la quintessenza delle Cinque Terre (scusate il gioco di parole) è per me incarnata da lei. L’ho visitata in una di quelle giornate di sole che baciano la Liguria, rendendola ancora più bella agli occhi di chi è abituato alle piogge torrenziali portate dai monti.

Appena messo piede alla stazione di Vernazza, ho da subito sentito la necessità di fermarmi: dietro a un arco naturale in roccia, si nasconde una spiaggetta di ciottoli illuminati dal sole. Per come sono fatta, mi è impossibile non attraversare dei passaggi che si aprono su scenari non del tutto visibili. Eccomi quindi, nel giro di pochi secondi, a sgambettare sui rumorosi sassi. Colpo di fulmine: alla mia sinistra rocce che si inerpicano l’una sull’altra; alla mia destra, un panorama degno delle più belle cartoline anni ’50.

Mi siedo, facendomi baciare dai raggi di questo tiepido inverno. Faccio mille foto e me ne faccio scattare altrettanto, che nemmeno un’americana in vacanza. Impossibile resistere a questo tipo di tentazioni quando si vedono per la prima volta borghi costruiti con pari ingegno dall’uomo e dalla natura.

 

Vernazza potrebbe pure fermarsi qui per entrare a pieno titolo tra i miei luoghi del cuore. In realtà, le sorprese sono tante. Esco da dove sono entrata e mi dirigo verso il cuore pulsante del paese. Non so dove guardare, se a destra, a sinistra o davanti a me. La scelta è tra una chiesa dai colori pastello, il mare verde smeraldo e un castello.

Parto dalla chiesa, che di evocativo ha anche il nome: Santa Margherita d’Antiochia. La bellezza delle chiese liguri consiste soprattutto nella loro posizione: come gran parte delle sue sorelle, anche questa affaccia sul mare. Ti trovi a pensare che celebrare qui un matrimonio non può che significare garanzia di eternità. Come potrebbe essere altrimenti?

Gli interni sono semplici e possenti, per via della pietra, materiale che dà rilievo alla preziosità del luogo e degli oggetti sacri. Sulla terrazza di fronte, gruppetti di anziani che sembrano messi lì apposta per essere fotografati. Facile fare cinema quando ti si presentano scenari del genere.

Prima di pranzo, decido di visitare il castello dei Doria, tipica struttura difensiva appollaiata su un costone roccioso e dominata da una torre cilindrica, cui si accede salendo una ripida scala a chiocciola. La torre è il punto migliore per far spaziare lo sguardo a 360° sia su Vernazza che sul circondario, sia su case e chiese multicolore che sulle colline terrazzate del borgo. C’è poi il lungo sentiero per arrivare a Monterosso, mentre – di fronte a voi – l’immenso mare, sui cui scorrono vele e mercantili.

Il prezzo per salire sulla torre è davvero esiguo: 1,50 euro per aprire i polmoni e lasciarsi invadere dalla bellezza. Non voglio essere forzatamente poetica: non posso farci nulla se le cose stanno veramente così.

Scendo a malincuore, alla ricerca di un ristorante a due passi dal molo, dove alcune barche colorate tintinnano al vento. Ne trovo uno scavato nella roccia, dove mangio del pesce squisito. Dopo il necessario dessert, mi dirigo verso la spiaggetta sottostante: una meraviglia. È inverno quando visito Vernazza e mi frustra non potermi tuffare. I colori sono davvero invitanti e abbronzarsi in pieno dicembre non sembra una cosa per persone eccentriche.

In effetti, amo visitare italianissime perle come questa in bassa stagione, quando i turisti non sono ancora tanti da invadere i vicoli. Vernazza, come il resto delle Cinque Terre, è splendida quando è mezza vuota oppure la domenica, quando vecchietti e turisti escono dai loro rifugi e si riversano senza far rumore nelle
trattorie di paese e per le strade, approfittando del sole per fare del trekking.

Quest’ultimo, da queste parti, è un must: io ho percorso il sentiero di cui sopra, quello che porta a Monterosso, sottovalutandone la difficoltà. In realtà non è particolarmente impervio, bensì lungo. Non aspettatevi, quindi, una placida passeggiata, quanto una camminata a passo sostenuto, soprattutto se – come me – decidete di intraprenderla dopo pranzo.

In inverno, la luce dura di meno, per cui bisognerà fare più in fretta per raggiungere Monterosso prima che diventi buio. La camminata vale tutta la fatica: gli scorci che si godono da quassù hanno del paradisiaco.

Potrete fotografare Vernazza da ogni angolazione: bella com’è, non vi stuferete mai. Sembra l’opera di un pittore più che di un nugolo di architetti. È il colore, qui, a farla da padrone: abbandonati i rosa e gli azzurri di questa delicata tavolozza, vi ritroverete immersi nel verde dei boschi e nel blu marino che vi seguiranno durante il vostro bucolico trekking.

Da non sottovalutare una gita a Vernazza quando il tempo non è clemente: le Cinque Terre diventano improvvisamente selvagge, indomite, e le onde che sbattono con furore sulla riva sono uno spettacolo naturale da non perdere per nulla al mondo. Perché la Liguria ha questo di bello: l’imprevedibilità, la capacità di cambiare faccia da un momento all’altro, presentandovi prima il suo cuore tenero e poi gli artigli.

Quindi, non chiedetemi cos’ha di bello Vernazza: ha il mare e il clima dalla sua, la poesia dei colori e di una natura dolce, non ancora pienamente mediterranea. I monti e il pesce fresco, la finezza dei paesaggi e la schiettezza dei liguri, la possibilità di muoversi all’aperto e la posizione fortunata, stretta com’è tra città importanti ma sufficientemente lontana da essere quasi isolata.